Triste beatitudine (ePub)

Quando Niccolò, l'autore, mi ha chiesto di scrivere la prefazione al suo primo libro di poesie, ne sono stata contenta e onorata. A dire la verità, non ho mai avuto, sino ad ora, l'occasione di scrivere testi di questo tipo: spero quindi di essere stata all'altezza. Ho avuto la fortuna di avere Niccolò come studente nella mia classe per i cinque anni del percorso liceale: procedendo nello studio del latino e del greco, si è presto rivelato un appassionato lettore dei testi di letteratura classica e delle opere di svariati poeti antichi, moderni e contemporanei, cogliendone, con sensibilità non comune, il messaggio e le sfumature. Nella sua raccolta si avverte l'eco di queste letture, non solo in un gioco di richiami e allusioni ai grandi poeti, da Dante a Caproni, ma soprattutto in un dialogo vivo, continuo e produttivo con essi. Il loro messaggio, "interiorizzato", ha dato vita a poesie profonde e originali: il giovane poeta attua una importante ricerca della parola e sulla parola, percepita come strumento per tentare di fare luce, almeno in parte, sul mistero dell'esistenza e della vita, dell'amore e dei sentimenti. Anche le singole sillabe, con il loro suono, possono evocare ricordi, riportare indietro nel tempo, a un'infanzia più o meno lontana, o all'adolescenza da poco trascorsa (è significativa, in proposito, la poesia intitolata "gioia") e svelare i legami con gli affetti più cari. Nella poesia "carta", della sezione "Cronache da un altro mondo", la parola diventa dunque un "germoglio", che può schiudere mondi altri; in "verso" le sillabe che compongono una poesia sono come "cadute da un ramo". L'importanza data alla parola sembra rievocare la lezione di Montale e di Saba, con la sua "poetica dell'onestà", così come il tema del "miracolo", dell'"apparizione" improvvisa (in "piccola concessione") sembra richiamare il "varco" delle poesie montaliane. La parola, con le sue sfumature di significato, diviene essenziale in una società, spesso caratterizzata dall'incomunicabilità ("dopocena", "televisore" nella sezione "Cronache da un altro mondo"). Anche nella sezione "Notturno", la lezione dei poeti antichi è stata "fatta propria" dall'autore, attualizzata e calata nel proprio vissuto, dando vita a immagini ricche di forza: l'amore che "brucia le ossa", che diviene "bufera feroce" (nelle poesie "mio amore" e "tu") ed è simile a una "bollente lucerna" (nel componimento "camminami gli occhi") ricorda il sentimento descritto da Saffo, che è "dolce e amaro" insieme, che "scioglie le membra" (fr. 130 Voigt), che si abbatte "come vento sulle querce" (fr. 47 Voigt), che "scorre come fuoco sotto la pelle" (fr. 31 Voigt). Ricorda anche Anacreonte, che descrive Eros come un fabbro, che tempra l'anima del poeta gettandola nell'acqua gelida, dopo averla arroventata sul fuoco (fr. 25 Gentili). Con questa raccolta, il ragazzo, di cui spesso in consiglio di classe, con un pizzico di orgoglio, ricordavo i premi e i riconoscimenti, è ulteriormente cresciuto, scrivendo versi di grande spessore e profondità.